venerdì 13 maggio 2016

Fotografare la boxe con la Canon EOS-1D X Mark II, il punto di vista di Elizabeth Kreutz

La Canon EOS-1D X Mark II, come è stato per tutte le ammiraglie professionali del marchio giapponese, mostra i suoi punti di forza negli eventi sportivi, specie in quelli dove le velocità operative estreme sono la richiesta più pressante.

Non c'è evento da dover fotografare che si articola più velocemente di un incontro di boxe. Uno degli incontri più interessanti del decennio è stato tra uno dei più grandi pugili di tutti i tempi, Manny Pacquiao, e lo sfidante Tim Bradley, conclusosi con la sconfitta dello sfidante Bradley.

L'evento è stato documentato da Elizabeth Kreutz, una fotografa sportiva free-lance che ha studiato fotogiornalismo presso l'Università del Texas ed opera ad Austin, Texas, Stati Uniti d'America. Ella scatta in molti dei più importanti eventi sportivi in tutto il mondo ed è specializzata nel fotografare eventi ciclistici, tra cui il Tour de France ed i campionati di triathlon. 

I suoi lavori sono presenti nelle principali pubblicazioni, tra cui Newsweek, Sports Illustrated, USA Today, L'Équipe, Stern, The Guardian e nell'italianissima La Gazzetta dello Sport. Nel 2010 ha vinto il primo premio al World Press Photo Contest nella categoria delle storie sportive ed il primo posto nel concorso Pictures of the Year International Contest nella categotia Sports Picture Story.

Elizabeth Kreutz vive di adrenalina ed in articolo del Canon Professional Network condivide il suo punto di vista e metaforicamente il ronzio della raffica di scatto della EOS-1D X Mark II.

La fotografa, che ai tempi del college è passata dalla EOS 650 a pellicola del padre alla EOS D30 che esibiva 3 fps, adesso opera con una Canon EOS-1D X Mark II.

Quando si tratta documentare un incontro di boxe, i tempi sono dell'ordine della frazione di secondo e scattare un attimo prima o un attimo dopo può significare la differenza tra un buono e un grande scatto. 

"Ho bisogno della velocità", dice. "Devo essere pronta e devo essere veloce perché nessuno mi sta aspettando. E questo lo so. Ci sono momenti in cui un secondo prima è molto diverso da un secondo dopo. Quando faccio editing, vedo che una frazione di secondo porta a differenziare l'espressione o l'azione del mio atleta, è per questo che ho bisogno di una raffica così veloce."

Non vi anticipo altro, l'articolo si trova a questo indirizzo. Buona lettura.

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